IL MUSEO CHE “ABBRACCIA” ARCHIMEDE E LEONARDO

Distanti nel tempo ma uniti nel genio. Distanti nel tempo ma uniti, ormai da più di 10 anni, nel grande progetto culturale e artistico del Museo Archimede e Leonardo di Siracusa voluto dall’imprenditrice culturale Maria Gabriella Capizzi che, con passione e dedizione, si occupa di far crescere sempre di più quello che nacque come una vera e propria intuizione: far dialogare, uno accanto all’altro, attraverso i loro studi e le loro opere, due grandissimi geni della scienza, della tecnica e dell’innovazione.

Anima pulsante di questo progetto è, appunto, la catanese Maria Gabriella Capizzi che ha trasformato in professione una folgorazione con uno slancio creativo che, di fatto, affonda le radici nei suoi sogni di ragazzina.

Una donna, che ha messo insieme i tasselli che l’hanno resa quella che è oggi: una imprenditrice appassionata di 54 anni, fiera mamma e nonna. Tasselli tenuti insieme da un mantra che l’accompagna da sempre, quel “Fa ciò che ami, figlia mia”, che il padre SERGIO– imprenditore nel settore del mobile e uomo dal grande spirito creativo scomparso l’anno scorso – le ripeteva sempre.

Ma andiamo con ordine perché questa storia merita di essere raccontata con calma.

«Da ragazzina la voglia di indipendenza mi ha portato a collezionare molte esperienze di lavoro e una dura gavetta – racconta l’imprenditrice -. Dopo la maturità artistica a Catania, ho frequentato l’Istituto di design Marangoni a Milano con il sogno di diventare un’affermata stilista».

Tornata in Sicilia, Maria Gabriella Capizzi comincia a lavorare e si sposa molto giovane, scegliendo, per anni, di dedicarsi completamente alla famiglia. «La maternità non è un obbligo, che sia chiaro, ma un figlio ti cambia la vita e così feci anche questo straordinario percorso, entrando in simbiosi con i miei bambini e le loro necessità. Torno nel mondo del lavoro nel 2008, collaborando con un’azienda nel settore dell’edilizia off-site».

Ed è così, nel 2010, in maniera molto fortuita, che avviene l’incontro da cui è nato il progetto museale. «Camminando per via Cavour a Firenze – racconta – , la mia attenzione venne rapita da alcuni particolari dipinti allestiti all’ingresso di un palazzo storico. Entrai, l’edificio ospitava un Museo dedicato alle invenzioni del grande genio del rinascimento: Leonardo da Vinci».

Scattò la molla. «M’innamorai da subito del pensiero, della persona e dello spirito di Leonardo a tal punto, che divenne un pensiero fisso, un ossessione, fino a quando nel 2012, decisi di portare il progetto per la prima volta in Sicilia». Non solo Leonardo, però, Maria Gabriella decide di osare e mettere insieme due geni. «Archimede ha rappresentato nel corso dei secoli un modello e una fonte inesauribile d’ispirazione, una sorta di massimo comune denominatore che ha unito scienziati, artisti e matematici di diverse epoche. Dopo ventitré secoli la figura di questo grande scienziato è più che mai attuale, sinonimo di invenzione e innovazione. La presenza delle ricostruzioni di macchine di Archimede, insieme alle invenzioni progettate da Leonardo, permette di cogliere il legame tra queste due anime geniali: Archimede è il talento dell’antichità che riuscì meglio a coniugare lavori teorici e ricerca sperimentale; Leonardo ebbe e ha il merito di aver compreso, con i pochi mezzi dell’epoca, la metodologia scientifica del matematico siracusano. Insomma, se Leonardo da Vinci è così acclamato in tutto il mondo, lo si deve alla figura di Archimede da Siracusa. Il Museo che oggi rappresento promuove, infatti, insieme al suo Comitato Scientifico, varie ricerche in tal senso. I numeri ci parlano in modo inequivocabile delle potenzialità della figura di Archimede, la cui valorizzazione porterebbe evidenti benefici, non solo a Siracusa, ma all’intera Sicilia. Abbiamo giustamente sempre celebrato Leonardo da Vinci e Piero della Francesca, Raffaello e Galileo Galilei e valorizzare colui che questi uomini ha unito in una sorta di sentimento di “venerazione” rappresenterebbe un’incredibile opportunità. Archimede era uno scienziato dall’enorme umanità, la cui ferma convinzione di quanto la scienza potesse migliorare il vivere comune è attuale e spendibile nell’ottica di un rilancio economico e culturale del territorio».

E del rilancio culturale ed economico del territorio, attraverso quell’arte da cui, l’imprenditrice, si è letteralmente sentita scelta facendone la sua mission, pur nella consapevolezza che non sia per nulla semplice essere un’imprenditrice culturale.

«Ogni aspirante imprenditore è un sognatore – dice – , ma occorre sempre grande cura e attenzione a ogni dettaglio della propria strategia. Mettere su un’impresa, partendo da zero, non è un gioco, le variabili da considerare per crearsi un lavoro restando a vivere in questa terra è molto complicato. Nei casi di buona risuscita il punto di partenza sono il coraggio e l’idea imprenditoriale. Per fare impresa oggi, occorre spirito di adattamento, capacità e saggezza camaleontica, mettersi in testa che sarà una vita non costellata da certezze, ripagata dalla gioia del rischio (anche reddituale e patrimoniale) e della sperimentazione che spinge a spostare sempre più avanti i limiti della propria azione basata su una fiducia incrollabile nelle proprie capacità. C’è una frase attribuita a San Francesco che mi sembra un ottimo sunto: “cominciate a fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”.

E con lo sguardo sempre puntato verso ciò che sembrerebbe impossibile, forte delle soddisfazioni collezionate in questi anni – non senza qualche rimpianto – la direttrice del Museo guarda avanti e ha già in serbo nuovi entusiasmanti progetti, sapendo che suo padre, scomparso da un anno, continua a credere in lei e a infonderle determinazione. «Non ho ancora elaborato questo lutto, ma l’idea di aver seguito le sue orme, di essermi ispirata a lui e di emularlo, nella scelta di essere una libera professionista, lenisce la ferita e mi da conforto. Sono una figlia d’arte, rendo giustizia al cognome di mio nonno e di mio padre con la mia attività. Quando ho iniziato il mio percorso, volevo creare qualcosa di unico e cercavo un riscatto personale. Oggi sento la voglia di ritirare fuori quello che sapevo fare all’inizio e di immergermi in un nuovo progetto, per costruire un futuro professionale che porti il mio nome. È un’età speciale questa, in cui la fiducia nei propri mezzi può essere al culmine e le capacità diventare palpabili. Quando si ha un ruolo consolidato è difficile lasciarlo e ci vuole coraggio per affrontare il nuovo, ma è una sfida entusiasmante, sono stanca di avere sempre la valigia aperta nel corridoio: mi serve una nuova strada».

IL MUSEO E L’ACCESSIBILITA’

Il Museo Leonardo da Vinci e Archimede (www.archimededisiracusa.it) si trova all’ex Convento del Ritiro (nel cuore di Ortigia) a Siracura ed espone un’ampia collezione di macchine archimedee e leonardiane. Un museo per tutti – visitabile dalle 10.30 alle 19 – , per grandi e piccini, con una particolare attenzione rivolta all’accessibilità.

«Le barriere che impediscono a persone con disabilità di compiere un’esperienza, o fruire di un servizio, non sono solo di natura architettonica. Da questa riflessione nasce l’esigenza di rendere il mio Museo accessibile anche a persone che presentino deficit visivi e altre disabilità, aprendo possibilità di esperienze personalizzate in cui la scienza possa dialogare con ogni specificità. L’accessibilità museale come superamento delle barriere culturali è alla base del progetto del progetto Musei da Toccare che nasce con l’obiettivo di valorizzare il turismo e la cultura accessibile, consentendo a tutti la piena fruibilità del museo Archimede e Leonardo e si inserisce nell’ambito del rinnovamento del protocollo d’intesa con l’Associazione Sicilia Turismo per Tutti, che da tempo si occupa di promuovere e sviluppare l’accessibilità turistica e culturale. Si tratta di un’iniziativa che mi sta molto a cuore e che mira a divenire progetto pilota che coinvolga, in una sorta di virtuosa rete, i principali musei dedicati a Leonardo, con cui sono già in contatto e che hanno sposato la mia visione. I musei tattili consentono un approccio nuovo alla cultura e all’esperienza museale in generale, rendendola accattivante, vivace, multisensoriale e, dunque, più interessante per tutti».

“Io sono Archimede”, Siracusa tra le mani

«Far conoscere un bene culturale è il primo passo per farlo apprezzare, e farlo apprezzare è fondamentale per farlo sopravvivere nei secoli». Ne è convinta Maria Gabriella Capizzi che ha ideato il progetto editoriale “Io sono Archimede”, Siracusa tra le mani, dove il Genio aretuseo racconta in prima persona la sua patria, la storia della millenaria Siracusa, la metropoli più importante del mondo antico. «Si tratta – spiega – di una nuova concezione del fare impresa, capace di includere beni comuni, azioni di sostegno a pratiche culturali nei territori e nella nostra comunità. La pubblicazione editoriale con il coinvolgimento dei giovani ha l’obiettivo di far avvicinare al mondo dei beni culturali tutti coloro che, pur vivendo in una terra come la Sicilia, non hanno una conoscenza significativa del patrimonio storico e artistico presente in tutto il territorio siciliano. Vestigia che residenti e turisti, grazie a questa proposta editoriale, potranno, appunto, avere “tra le mani». La stampa, inizialmente pensata in cartoncino, comprende due pubblicazioni, una dedicata al Duomo di Siracusa – Tempio di Atena e un’altra al Teatro Greco di Siracusa. L’esclusività della ricostruzione artistica delle due opere 3D, oltre al racconto di Archimede, consiste nel riportare gli edifici storici ai loro fasti originali, donando agli utenti finali il privilegio di acquisire il manufatto, anche nella sua versione storica, facile da costruire e alla portata di tutti, adulti e bambini, tradotta anche in inglese. Il modello finito è stato registrato sotto il marchio Archimede Objects® e presso il MIBAC come opera di Arti Figurative.