Il coraggio dell’impossibile
A cura di Maria Gabriella Capizzi
Resp. Museo Archimede e Leonardo Siracusa
Sono già passati 9 anni. Ma ricordo tutto come se fosse ieri. Era il 2009. Era l’anno in cui decisi di promuovere anche e soprattutto in Sicilia la cultura di Leonardo da Vinci. Il viaggio fu lungo, complesso e ovviamente bellissimo. Quante emozioni. Quanta energia. Quanto entusiasmo nell’arco di tre anni.
Tanto durò infatti il viaggio dalla Toscana – dove risiede il museo internazionale sulle macchine di Leonardo da Vinci – alla Sicilia. Noto, Taormina, Catania. Il percorso, fatto di stupore e incanto, nel 2014 si fermò a Siracusa. Rapita dallo splendore di questa città dalla storia millenaria, come il richiamo omerico delle Sirene, decisi di calare qui l’ancora. In particolare nella splendida isola di Ortigia dove, nel 2014, all’interno del settecentesco palazzo dell’Ex Convento del Ritiro, realizzai una mostra di modelli leonardiani insieme a quelli archimedei. E lo feci evidenziando il grande debito che Leonardo da Vinci ha nei confronti di Archimede. Cominciò così a prendere forma il quadro della mia vita che da sempre si nutre di arte: per me una vera e propria missione.
E tanta passione non poteva che essere respirata a pieni polmoni da mia figlia Serena, sempre più vicina a me nella gestione di questo progetto, sempre più “imprenditrice” dell’arte e della cultura. Proprio come me. Proprio come le tante, tantissime donne, fatte di testa, di cuore e coraggio. Tanto coraggio. Il coraggio di osare. Di mettersi alla prova. Di sfidare tutto e tutti pur di raggiungere l’impossibile. Non a caso sono tutte donne, molte delle quali over 50, le collaboratrici del museo. Con loro, e non potrebbe essere altrimenti, il rapporto è fatto di stima, di competenza ma anche di complicità. Quella che può esserci solo tra donne “risolte”.
In una preziosa testimonianza, semmai ce ne fosse il bisogno, che le donne, a qualsiasi età, sono in grado di prendere in mano la propria vita e anche quella di un museo innovativo: accessibile anche ai non vedenti, tramite un percorso tattile a loro dedicato, e con uno spazio riservato ai più piccoli: il progetto didattico “W Leonardo”.
Insomma, mi piacerebbe che le donne, tutte le donne, capissero che raggiungere grandi traguardi è possibile. A qualsiasi età. Con qualsiasi esperienza alle spalle. Basta solo volerlo. E affidarsi al coraggio. Quello di farsi personalmente carico di un progetto, non solo per quanto riguarda il suo finanziamento, ma soprattutto in un’ottica di vero spirito imprenditoriale, nella ricerca di modelli sostenibili per la soluzione dei problemi, nell’entusiasmo per una causa e nel convincimento che in una situazione come quella attuale i filantropi possano fornire impulsi preziosi per la risoluzione di problemi. Altro che quote rosa.
Se poi parliamo di filantropia, le donne la sanno lunghissima, protagoniste indiscusse dell’impegno a beneficio collettivo. Il fenomeno è affascinante e complesso. E nell’ultimo decennio è in crescita il numero delle donne che mostrano uno spiccato interesse e una notevole sensibilità verso lo sviluppo di progetti sociali e culturali innovativi. Quelli che inizialmente si proponevano come episodi e best practices hanno portato a un effetto a cascata. A una sensibilizzazione progressiva e a un numero sempre più importante e illustre di mecenati desiderose di avere un ruolo determinante e positivo nella società.
Negli ultimi anni, infatti, sono sorte numerose nuove fondazioni istituite da donne. La loro provenienza è estremamente variabile: imprenditrici, scrittrici, giudici, casalinghe. Tutte unite dalla decisa volontà di essere una forza propulsiva dei grandi mutamenti sociali in atto.